La conformazione delle strade del centro storico e di alcuni tracciati nel territorio, con andamento ortogonale ascrivibile alla centuriazione romana, i numerosi reperti archeologici ed il toponimo, derivato dal latino tre-villae (da cui Trivillium e quindi Treviglio), permettono di ipotizzare l’esistenza, nel territorio di Treviglio, di un nucleo abitato già in epoca romana.
Secondo una tradizione storiografica ormai consolidata gli abitanti delle tre ville romane Portoli, Pisgnano e Cusarola, ubicate nelle vicinanza dell’attuale centro storico di Treviglio, si sono riuniti nel periodo delle incursioni barbariche ed hanno fondato un castello recinto attorno al quale poi si è sviluppato, nei secoli X e XI, il borgo di Trevì, ovvero Treviglio.
Il primo nucleo difensivo, denominato castrum vetus, sorgeva nell’isolato centrale di Treviglio, tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari, era costituito da tre torri e da solide mura, aveva un solo accesso (l’attuale vicolo Teatro) ed era circondato da un fossato.
Postasi sotto la protezione del Monastero di San Simpliciano di Milano, la Comunità trevigliese viene riconosciuta con diploma imperiale da Enrico IV che, nel 1081, definisce Treviglio grassum, ovvero ricco, prospero.
Nel secolo XI Treviglio è un borgo forte e ben difeso: l’abitato, ingranditosi attorno al castrum vetus, viene circondato da un nuovo sistema difensivo, costituito da un triplice fossato con avvallamenti e con un’estensione pari all’attuale circonvallazione interna; lungo il perimetro sorgevano quattro porte di accesso con relative torri.
Nel centro abitato sono presenti botteghe e laboratori artigianali; diversi edifici religiosi, tra cui la Basilica di San Martino ed il Monastero di Sant’Agostino, un luogo preposto a mercato e il “Palazzo della Comunità”, che aveva sede nel castrum vetus.
Nel 1224 la Comunità trevigliese riscatta la propria indipendenza dal Monastero di San Simpliciano e si costituisce come “libero comune”, condizione che mantiene inalterata nei secoli, distinguendosi perciò dai Comuni vicini, perlopiù soggetti a feudatari o nobili che con il loro potere impediscono il nascere di autonomie amministrative e giuridiche locali: a garanzia del mantenimento della propria autonomia i Trevigliesi, negli Statuti comunali stesi nel 1392, vietano a qualsiasi nobile la possibilità di soggiorno o di possesso di beni in Treviglio, che così si configura come città prettamente borghese.
Nel corso del secolo XV la Comunità trevigliese avvia importanti opere pubbliche, tra cui la realizzazione delle rogge Moschetta e Vignola, derivate dal fiume Brembo, e l’istituzione, promossa da Beltrame Buttinone, di un “ospedale per i poveri e gli infermi”.
Durante il secolo XV i continui scontri in Gera d’Adda fra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia portano Treviglio ad essere sottoposta alternativamente al dominio milanese oppure a quello veneziano finché, nel 1454, con la pace di Lodi, la Gera d’Adda (e quindi anche Treviglio) viene assegnata definitivamente al Ducato milanese.
Nel breve periodo della loro dominazione (tra il 1448 ed il 1452) i Veneziani provvedono a trasformare il circuito difensivo che cingeva il borgo: i tre fossati con avvallamenti vengono sostituiti da mura in mattoni circondate da un unico fossato.
Il Cinquecento è per Treviglio un secolo molto particolare, che coincide con grandi distruzioni (fra cui quella del 1509 perpetrata dalla truppe veneziane) e gravi carestie, ma anche con un evento che ancora oggi viene celebrato e festeggiato da tutta la popolazione, ovvero il “Miracolo della Madonna delle Lacrime”: il giorno 28 febbraio 1522 il generale francese Odetto di Foix, visconte di Lautrec, stava per assediare la Città, quando un dipinto raffigurante la Vergine con il Bambino cominciò a trasudare lacrime e sudore; l’assedio fu tolto e Treviglio venne risparmiata dal saccheggio.
Nei secoli successivi non si segnalano particolari episodi, ad eccezione di un fatto che ben testimonia la radicata libertà ed autonomia insita nella Comunità trevigliese: nel 1647 il governo spagnolo deliberò la vendita del Comune di Treviglio al miglior offerente.
I cittadini si riunirono in consorzio acquistando i diritti feudali per la somma di 10.000 lire imperiali, garantendo così il rispetto degli Statuti trecenteschi, che impedivano ai nobili qualsiasi possibilità di prevaricazione.
La consapevolezza dell’appartenenza ad una Comunità ha portato nel secolo XIX alla nascita di varie istituzioni di mutuo soccorso, tra cui si citano la Cassa Rurale, l’Unione Rurale e l’Unione Operaia.
Al 1846 risale la realizzazione del tracciato ferroviario Treviglio–Milano; mentre nel 1857 viene inaugurata la linea Treviglio–Bergamo e nel 1863 è attivata la linea Treviglio–Cremona. L’insediamento della ferrovia porta ad un notevole ed accelerato sviluppo industriale e commerciale, in ragione del quale la Città ed il centro storico subiscono profonde trasformazioni; fra queste la più incisiva è l’abbattimento delle mura di circonvallazione, iniziato alla fine del secolo XVIII e portato a termine prima dell’inizio del secolo XX, quando ormai l’antico borgo è uscito dalle mura e si vano costruendo i nuovi insediamenti residenziali e produttivi.
(Testo di Barbara Oggionni)